Impianto cocleare

Finalità dell’intervento

Lo scopo dell’intervento, indicato in Pazienti con sordità profonda bilaterale, è quello di innestare un sistema elettronico con un elettrodo all’interno della coclea (organo dell’udito), per stimolare direttamente il nervo acustico e ripristinare la percezione sonora mancante in modo da rendere possibile una riabilitazione uditiva nei casi in cui non sussiste la possibilità di utilizzare effica­cemente la protesizzazione tradizionale.

Tutte le tematiche relative all’impianto cocleare devono essere affrontate presso Centri specialistici altamente qualificati, in grado di garantire da un lato un’ampia esperienza applicativa e dall’al­tro una profonda conoscenza delle metodiche riabilitative. Tali prerogative si realizzano unicamente con la stretta collabo­razione di specialisti otologi, audiologi, bioingegneri, psicologi, neuropsichiatri, logopedisti, tecnici audioprotesisti e audiometristi.

Nei bam­bini i risultati presentano una ampia variabilità quantitativa e qualitativa nonché temporale che deve essere considerata e valutata in relazione ai molteplici fattori che interagiscono nel complesso processo di adattamento (età del paziente, integrità e plasticità cerebrale, età di diagnosi, sede ed entità della lesione, periodo di deprivazione sonora (mancanza di stimoli sonori), epoca di protesizzazione, ambiente fami­liare e sociale, qualità della riabilitazione logopedica ecc.). Le condizioni che attualmente vengono considerate elementi basi­lari in grado di giustificare l’applicazione dell’impianto in bambini sordi profondi sono l’assenza di controindicazioni mediche e neuropsicologiche e naturalmente il non aver tratto alcun vantaggio dall’utilizzo delle protesi tradizionali.

Un concetto inequivocabile è quello che l’impianto deve essere applicato nel tempo più favorevole ed utile per raggiungere l’obiettivo principale, rap­presentato dapprima dalla migliore riabilitazione uditiva seguita dai relativi risultati sull’apprendimento e sullo sviluppo linguistico, e dall’altro sull’importanza di minimizzare il rischio collegato alla chirurgia.

La maggior parte dei centri di implantologia, inclusa la nostra esperienza, sostengono l’applicazione precoce e pre­cisamente intorno all’anno di età, partendo dal presupposto che la più ampia flessibilità del sistema nervoso centrale favorisce la massima potenzialità per la comprensione e per una maggiore capacità nell’apprendimento del linguaggio. Si ritiene utile ricordare a tale proposito l’osservazione di alcuni Autori che concordano nel ritenere che le strutture cerebrali deputate all’elaborazione dell’informazione uditiva raggiungono un adeguato sviluppo solamente se prima dell’ottavo mese di vita avviene una sufficiente stimolazione uditiva binaurale.

L’impianto prevede un intervento che di base danneggia le seppur residue strutture cocleari. La sua liceità, tuttavia, secondo il già citato criterio del rischio-beneficio, non può essere messa in discussione se al danno anatomico necessario ed inevitabile all’inserimento dell’array multi elettrodo (filo porta-elettrodi) nella rampa timpanica segue un recupero funzionale superiore a quello raggiungibile con la protesizzazione tradizionale.

Realizzazione dell’intervento

L’intervento, che viene realizzato con l’aiuto del microscopio operatorio, prevede di norma l’anestesia generale

L’intervento chirurgico, analogamente a quelli eseguiti per otite media cronica, prevede un’incisione cutanea, quindi con conseguente cicatrice, in pratica invisibile, dietro al padiglione auricolare, la creazione di una cavità all’ interno dell’osso posto dietro al padiglione auricolare (chiamato osso mastoideo) mediante la sua fresatura e di una piccola nicchia ossea situata ancora più indietro nella teca cranica per alloggiare il ricevitore/stimolatore, seguite dall’apertura di un foro di 1 mm nella coclea e dall’introduzione dell’elettrodo stimolante. Al termine dell’intervento verrà posizionato in sede un drenaggio (tubicino in silicone) di aspirazione che serve per evitare il rischio di un eccessivo aumento della pressione del liquido cefalo-rachidiano (liquido contenuto nel cervello e nel midollo spinale), con possibile formazione di una fistola liquorale (breccia ossea fra le meningi, termine con cui sono chiamate le membrane che avvolgono il cervello ed il midollo spinale). Il drenaggio verrà poi rimosso di norma in terza-quarta giornata postoperatoria.

Rischi di Complicanze

Le complicanze dell’intervento, per la verità rare, sono:

  • Mancata pervietà della coclea (già prevedibile con esami TC ed RM), che può non consentire un totale inserimento degli elettrodi nella coclea;
  • Fuoriuscita in grande quantità di liquido perilinfatico/liquor che a volte rende necessaria una terapia specifica;
  • Mancato funzionamento dell’elettronica dell’impianto che, per tale motivo, è testata prima di suturare la ferita chirurgica;
  • Infezioni (risolvibili con antibiotici); se molto gravi possono provocare l’ estrusione parziale o completa del ricevitore e difetti elettronici a distanza (un caso su cento) o la necessità di rimozione dell’impianto che, successivamente, può anche essere riposizionato con un nuovo intervento;
  • Meningite –> molto rara (1/200 Pazienti operati); quasi esclusivamente in caso di malformazioni congenite;
  • Perforazione della membrana timpanica (facilmente riparabile con un innesto di tessuto connettivo del paziente stesso);
  • Lesioni della corda del timpano, con conseguente alterazione parziale del gusto;
  • Paresi del nervo facciale (eventualità molto rara ed in genere transitoria, mentre rarissimamente è permanente e grave);
  • Vertigini e vomito (risolvibili in pochi giorni con terapia medica);
  • Comparsa di acufeni o aggravamento di acufeni pre-esistenti;